Storia del gnoccozzo

In un istante atteso, in un paio di menti umane è entrato, come una scarica elettromagnetica aliena, il desiderio di creare un piatto che esisteva da migliaia di anni: il gnoccozzo.

Successe ad inizio 2007 ai due padri del gnoccozzo:

Alberto Ortigara

Enrico Unterholzner

E’ stato ben presto chiaro che, seguendo un processo di sussunzione di un approccio più ampio alla vita, doveva essere un piatto dall’aspetto esplosivo, quindi assimilabile ad una bomba. Doveva poi lasciarsi andare alla propria indole giocosa e sottilmente paradossale: perché altrimenti chiamarsi in quel modo?
Ecco quindi l’aspetto brillante, comunicativo. Un gnoccozzo poi doveva essere grande: decisamente più tarchiato di un semplice gnocco.

Una ricerca di un concetto che ha avviato un percorso intellettuale che, dopo esperimenti più o meno dolorosi, ha portato alla nascita della sua forma matura: il gnoccozzo sapiens, eletto a vero gnoccozzo, paradigma delle regole della ricetta.

Se Alberto è stato il poeta, l’ispiratore, Enrico l’ideatore, colui che ha trasformato l’astrazione nella prassi.

Accanto alla spinta culinaria si sono aperte altre strade attraversate dallo spirito gnoccozzaro e che si inerpicano lungo le pendici del monte Gnoccozzo. Ma di queste cose è bene parlarne sottovoce, non sono ancora maturi i tempi.

Le fasi evolutive principali

gnoccozzo tremens

La prima forma larvale del gnoccozzo risale al giugno del 2007.
Si tratta di un conglomerato di farinacei testardamente deciso a spappolarsi una volta immerso nell’acqua bollente.
Grazie a pericolose acrobazie meccaniche, fra gorghi ustionanti e ribelli, sono emersi alcuni esemplari intatti. Quello sulla destra ne è un esempio.
Ospiti ricordano con disappunto alcune fra le forme meno commestibili e in particolare il gnoccozzo fetente, forma riccamente ripiena di refano, senape e peperoncino piccante.

gnoccozzo mollis

Un passaggio evolutivo significativo è segnato dalla comparsa del gnocco mollis. Si può notare come siano ancora forti i legami con il tradizionale gnocco di patate. Non ha nulla della bellezza stentorea che assumerà nella forma matura. Si notano alcune cavità prodotte dall’inserimento di nocciole che poi andranno estratte a fine cottura. L’obiettivo malcelato era quello di aprire varchi al sugo e di avvicinarsi alla forma bitorzoluta del gnoccozzo ideale. Supportato da buoni sughi il gnoccozzo mollis ha svolto la sua funziona alimentare con dignità e senso del dovere, conscio di essere parte della storia.

 

gnoccozzo sapiens

Il gnoccozzo si smarca dal gnocco e diventa davvero gnoccozzo. Si è capito fin da subito di che pasta fosse fatto il gnoccozzo sapiens quando, forte della sua bellezza, ha
liberato tutti i suoi profumi appena il coltello ne ha svelato la natura profondamente moderna, esuberante.